SULLA VETTA DEL MONTE SPARAGIO

SULLA VETTA DEL MONTE SPARAGIO
(Scritto da ESTER)

Ieri ho realizzato uno dei miei sogni, che avevo da quando ero piccola: salire lì, su quella montagna grande e imponente, che vedevo sempre sopra la casa in campagna dove sono cresciuta. Si tratta del Monte Sparagio che con i suoi 1110 metri è la montagna più alta della provincia di Trapani.

monte-sparagio
Un’escursione faticosa, ma molto soddisfacente, perché ne è valsa davvero la pena. Tutto è nato per caso, perché cercando ispirazioni su internet mi sono imbattuta in un piccolo sito di itinerari escursionistici della provincia, tra cui appunto questo sul Monte Sparagio.

Colazione ricca alla pineta del Belvedere e poi ci siamo messi in marcia.

L’itinerario prevedeva la partenza dal Castello di Baida a quota 294 metri, una camminata di circa 8 chilometri per raggiungere la vetta. Imboccammo subito la strada sterrata (che oggi scopro essere quella sbagliata per raggiungere la vetta più facilmente, ma noi ci siamo arrivati comunque!), che dopo un po’ si trasformò in asfalto, che durò poco. Infatti per salire si doveva prendere un sentiero in mezzo alle pietre e all’erba, in compagnia di una buffa mucca che si godeva il fresco sotto ad un albero accanto ad una piccola casetta abbandonata. Dopo un po’ il sentiero scomparve del tutto e quindi ci siamo praticamente arrampicati tra le rocce, senza tanta fatica, faceva solo caldo. La vetta era ancora lontana ma riuscivamo a vederla dal basso. Lungo il cammino incontrammo altre mucche, capre, pecore e cavalli, che ci guardavano ma restavano fermi.


Finalmente intorno alle tre e mezza, dopo l’ultimo tratto più difficile sempre tra le pietre, abbiamo incontrato di nuovo il sentiero che conduceva alla vetta. Già dai primi chilometri il panorama era fantastico, ma da lassù era veramente assurdo: il golfo di Castellammare, Guidaloca e Scopello, la Riserva dello Zingaro e San Vito, dall’altra parte le Isole Egadi in lontananza. Un panorama indimenticabile.

La gioia dell’arrivo 🙂

 

Pranzo con insalata di riso all’ombra degli alberi, che erano veramente molto rari. Infatti in quasi tutto il monte la vegetazione è molto rara, sia per il caldo ma soprattutto per i numerosi incendi che impediscono la crescita. Il tutto è dominato da piccoli arbusti, palme nane, pochi alberi e pietre bianchissime. Solo nella vallata sotto la cima c’erano alberi raccolti insieme. Una vista inaspettata.

Abbiamo fatto scappare un gregge di pecore che stava pascolando proprio dove abbiamo mangiato noi. Dieci minuti di relax e ci siamo rimessi in marcia.

La discesa si prospettava meno faticosa, ma non lo è stato. Convinti di aver preso la strada sterrata dalla direzione giusta e quindi pensando di non doverla abbandonare più, in un secondo momento ci siamo resi conto che la strada andava da tutta altra parte e consultando il navigatore imboccammo un sentiero nel bosco. Per carità, buono visto che abbiamo trovato tantissimi asparagi, ma il cammino diciamo che non era molto confortevole! Abbiamo apprezzato i tentativi di segnalazione fatti sulle pietre con dei segnali rossi che indicavano più o meno dove andare. Meglio di niente!

Dopo aver raccolto un mazzone di asparagi e un incontro indesiderato con due bisce, abbiamo ritrovato la strada asfaltata percorsa al mattino. Non mancava poco, ma almeno eravamo certi di essere sulla retta via, tutta in discesa, i piedi facevano un po’ male.

L’ultima parte, tra un asparago e l’altro, fu animata da un cagnolino che incontrammo, era da solo e sicuramente aveva fame. Gli asparagi crudi era l’unica cosa che avevamo e ovviamente non gli piacevano! Non ce lo siamo scrollati più, ci seguiva allegro e scodinzolava. E quando arrivammo al Castello di Baida ha fatto amicizia con una cagnolina che avevamo incontrato la mattina prima di iniziare la salita, anche lei bisognosa di coccole. E vissero felici e contenti 🙂

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