DA CASA A CASA – TRA ETNA E NEBRODI: DA NICOLOSI A PATTI IN BICICLETTA

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DIARIO DI VIAGGIO

TRA ETNA E NEBRODI:
DA NICOLOSI A PATTI

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IN BICICLETTA

(Scritto Da S & A)

 

Anche se questa parte di viaggio è durata solo pochi giorni ha evocato tanti bei ricordi. Abbiamo riassaporato la libertà che ti concede la bicicletta, le gioie e la fatica.

Siamo partiti di buon mattino a bordo della nostra Panda, carica di biciclette e bagagli.

Saliti a quota 1929 metri sull’Etna abbiamo salutato la panda ed è iniziato il nostro cammino tra Etna e Nebrodi.

Ecco tutto il tragitto:

Scesi verso il rifugio Ariel, ben presto ci siamo trovati davanti al cancello d’ingresso della Pista Altomontana dell’Etna.

Il primo tratto è in salita, verso il rifugio Galvarina, si alternano paesaggi boschivi a distese di lava aride.

Se il primo giorno è sempre quello più duro, se si inizia in salita è ancora peggio: le ore di sonno scarse la colazione fatta troppo presto, i muscoli del corpo che ancora non hanno capito cosa sta accandendo! Insomma, siamo arrivati verso mezzogiorno al rifugio e avevamo una gran fame.

il rifugio Galvarina
upupa avvistata al rifugio Galvarina
il rifugio Poggio la Caccia

Sulla via si trova dopo qualche chilometro il rifugio Poggio la Caccia, molto carino e con un bel panorama. Qui abbiamo fatto una breve sosta ma abbiamo scelto di proseguire verso il prossimo rifugio, quello di monte Scavo.

appena arrivati al rifugio di Monte Scavo

Qui abbiamo passato la notte, preceduta da una cena a base di carne arrostita nel camino, i cui resti abbiamo condiviso con un simpatico volpino affamato che era diventato quasi un animale da compagnia: ha mangiato ossa, patatine e pezzi di pan bauletto, addirittura era così affamato che si prendeva il cibo dalle nostre mani anche se era molto spaventato.

Sono i momenti come questo quelli che rendono una giornata di viaggio unica, eravamo seduti a chiacchierare e all’improvviso spuntò quel piccolo volpino che ha animato la nostra serata.

la grotta di Monte Nunziata

Secondo giorno di viaggio: il tragitto fu praticamente quasi tutto in discesa. Questo ha aiutato parecchio ad aumentare il nostro buonumore!

Passavamo dalla monotonia della lava allo stupore alla vista dei boschi, di una bellezza inaspettata. Se non fosse stato tutto nero a causa della pietra lavica, sembrava di essere sui Nebrodi, ci siamo fermati per il pranzo in uno scenario quasi finto.

 

Il momento più emozionante fu quando nei pressi di Monte Spagnolo, iniziammo a scorgere in lontananza dei paesaggi conosciuti: a sinistra Floresta e i suoi boschi, Santa Domenica Vittoria, le pale eoliche. Aria di casa, ancora c’era tanta strada da fare, ma già solo il fatto di vedere quei posti da lontano ci ha resi allegri.

avvicinandoci verso Monte Spagnolo
il panorama dei Nebrodi da monte Spagnolo
il piccolo rifugio di Monte Spagnolo
i boschi vicino monte Spagnolo

Subito, dopo aver costeggiato monte Spagnolo, siamo arrivati al rifugio, piccolo ma sicuramente confortevole. Non ci siamo fermati perché avevamo intenzione di dormire al rifugio Saletti, qualche chilometro più avanti, così da risparmiare strada il giorno seguente.

Ultima sera sull’Etna passata al rifugio Saletti, fornito come tutti gli altri rifugi di tanta legna e un buon camino per dormire al caldo. Questa volta l’attrazione della serata è stato un piccolo pettirosso che svolazzava sugli alberi e sulla staccionata davanti al rifugio.

al rifugio Saletti

Il giorno seguente iniziammo la discesa verso Randazzo, la strada era un po’ scomoda e piena di pietre, diventò decente dopo qualche chilometro.

Dopo una breve tappa al supermercato per comprare il pane, siamo passati dal negozio di biciclette per farci stringere le viti dello sterzo che erano state (ovviamente) strette poco da entrambi i negozianti che ci hanno venduto le biciclette e con tutti quei sali e scendi erano diventate lentissime.

Ultima sosta alla fontanella per riempire le borracce, dove abbiamo assistito ad una scena tragicomica: un anziano signore discuteva allegramente con il pescivendolo ambulante e vedendoci arrivare con le biciclette, scambiandoci per stranieri, iniziò a sfoggiare le sue conoscenze linguistiche parlando in tedesco e diceva ridendo: “Sturm (parola inventata) mit eine Auge”, ovvero in siciliano “stummu cu ‘n occhiu”…lasciamo scoprire a voi il significato.

Fatto sta che quando il signore si è reso conto che noi stavamo capendo tutto e gli abbiamo detto di essere siciliani e di capire perfettamente il tedesco, si è scusato immediatamente. E poi tante risate.

Lasciata Randazzo, addio discese e iniziò la salita verso i Nebrodi.

Eravamo contenti, nonostante il caldo, ci stavamo avvicinando sempre di più alla meta finale.

Dopo 8 chilometri in salita, sosta per la notte all’area attrezzata di Santa Maria del Bosco, che pensavamo fosse bella, ma non così. Un vero e proprio paradiso: una marea di tavolini e barbacue, campetto di calcio, area campeggio per dormire in tenda, rifugio con camino e base per letti, legna infinita di qualsiasi misura, fontanelle, bagni, cucina a legna all’aperto…si può desiderare altro?

Quando abbiamo aperto la porta, il rifugio profumava di pulito, il pavimento era ancora bagnato. Era ancora presto e ne abbiamo approfittato per fare una doccia rigenerante e lavare i vestiti. Abbiamo riscaldato l’acqua con la cucina a legna e così la nostra doccia da campo è stata utilissima. Con la stessa cucina già ben calda abbiamo cucinato e quando era buio noi eravamo pronti per rilassarci davanti al camino.

Ci siamo sentiti in pace quella sera, quella pace che ultimamente abbiamo provato raramente.

Il giorno seguente sono arrivati gli operai della Forestale, noi eravamo pronti un’altra bella salita fino alla statale 116.

Continuammo a pedalare sulla statale, momento abbastanza rilassante nonostante la strada ripida totalmente in salita. Al bivio di Favoscuro, abbiamo lasciato la statale e abbiamo imboccato la strada provinciale 122 per Patti.

Contrada Favoscuro è stato il picco più alto della giornata, a circa 1200 metri sul livello del mare, dopodiché iniziammo una bella discesa verso il mare, ma ci fu ancora qualche fermata prima di raggiungere la stazione di Patti.

È stata questa una delle ultime tappe di questa prima parte di viaggio in bicicletta, anzi questo viaggio tra Etna e Nebrodi è nato proprio come una sorta di festeggiamento.

Giorno 29 aprile 2019 abbiamo firmato il compromesso dal notaio a Patti e entro giugno questa diventerà la nostra casa.

Siamo passati anche dal proprietario che abita a San Piero Patti e ci ha invitati a pranzo. Abbiamo passato una giornata davvero piacevole, da tanto tempo non condividevamo un momento così con qualcuno che non sia un nostro familiare.

Il viaggio si è concluso alla stazione di Patti, dove abbiamo preso il treno che ci ha portati a Castellammare, dove inizieremo il secondo viaggio “DA CASA A CASA”.

Questa volta si parte dalla casa paterna di S fino alla nostra nuova casa, quindi da Castellammare del Golfo in provincia di Trapani fino a 1000 metri sui monti Nebrodi. Questa volta attraverseremo mezza Sicilia e toccheremo ben 5 provincie siciliane.

4 Risposte a “DA CASA A CASA – TRA ETNA E NEBRODI: DA NICOLOSI A PATTI IN BICICLETTA”

  1. Ciao e grazie del commento! Prima di fare un viaggio in Sicilia in bicicletta in estate ci penserei due volte, magari in zone montane è più fattibile, ma in tutti gli altri posti per noi il caldo sarebbe insopportabile. Noi già a maggio in certe salite abbiamo sofferto parecchio il caldo e il sole forte.
    Ci fa piacere il fatto di esserti stati utili e anzi se hai bisogno di altri consigli chiedi pure, siamo a disposizione 🙂 che itinerario pensi di fare?

  2. E’ da qualche giorno che penso alle mie ferie estive come un viaggio in bici. Così mi sono imbattuto nel vostro blog e ho letto alcuni dei vostri articoli.
    Cosa dire ragazzi? Grazie mille innanzitutto!
    Ho trovato dei consigli e dei dettagli utili sui percorsi che avete fatto. Ho fatto un po’ di escursioni sull’Etna e poi parte della dorsale dei Nebrodi a piedi. Dai ricordi e dalle sensazioni, non vedo l’ora di ripercorrerli. Leggere il vostro blog mi ha dato un motivo in più per pensare più concretamente a questo viaggio.
    E’ bello conoscere e leggere di persone come voi.
    In bocca al lupo per tutto e.. ci si incontra strada facendo.

  3. si ho visto che era dissestata.. arrivati a Randazzo ci siamo fatti dare una stretta alla guarnitura dello sterzo che col vibrare si era allentata. Menomale che ci hai dato questa dritta. La seconda parte stave per essere interrotta causa problemi tecnici risolti alla meno peggio. Il viaggio continua lo stesso ma piú lentamente e non più sul sentiero delle vie francigene ma su statali e provinciali. Questo comunque non cambia il senso di questo viaggio ne la bellezza paesaggistica. Proprio oggi abbiamo raggiunto la ss120 e abbiamo fatto tappa a Caltavuturo. É fin qui é stato divertente…al più presto scriveremo anche di questa parte di viaggio.

  4. Avete fatto bene a scendere dal Saletti. La strada è un po’ disastrata ma nulla in confronto alla discesa secca verso Rocca Mandorla. Complimenti per l’impresa e auguri per la seconda parte.

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